La difficoltà nel conoscere un nuovo mercato è legato anche all’introduzione di termini complicati e specifici. Le auto elettriche non fanno eccezione.

Il passaggio verso una viabilità costituita da veicoli alimentati elettricamente è una realtà concreta. Tuttavia la confusione nei confronti della terminologia specifica che caratterizza il settore è ancora ben presente nel panorama comune. In questo articolo faremo chiarezza cercando di facilitare l’approccio verso questo non più così nuovo mondo per tutti coloro che hanno intenzione di scegliere un veicolo elettrico o ibrido per la loro flotta aziendale o per una soluzione di noleggio a lungo termine.

Iniziamo dai veicoli full electric.
Con il termine BEV (acronimo di Battery full Electric Vehicle) si indica un veicolo dotato di uno o più motori elettrici alimentati da una batteria che necessita di essere ricaricata da una fonte di energia esterna.
Tecnologia indispensabile per il funzionamento è la FCEV (Fuel Cell Electric Vehicle), l’insieme delle celle a combustibile, alla base delle auto a idrogeno, che trasformano quest’ultimo in energia da destinare alla trazione dell’auto. Utile per evitare possibili disagi è la REX (Range Extender), presente solo su alcune auto elettriche: è un motore termico che si attiva in caso di batterie scariche e finalizzato alla sola ricarica. Altro strumento da non dimenticare è il SOC (State Of Charge), l’indicatore dello stato di carica della batteria: diminuisce in fase di accelerazione e aumenta in caso di frenata rigenerativa o in fase di ricarica.

Tipologie di ibride
Passando invece ai veicoli ibridi il lessico tecnico indispensabile riguarda il grado della componente elettrica presente.
MHEV (Mild Hybrid Electric Vehicle): hanno una componente elettrica ridotta, con un consumo di carburante molto simile a quello dei veicoli diesel e benzina.
HEV (full Hybrid Electric Vehicle): sono veicoli che presentano un doppio motore: uno elettrico e uno a benzina che subentra oltre i 50 km/h di velocità. La gestione avviene in autonomia da parte della centralina senza che il guidatore sia coinvolto.
PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle): sono in tutto e per tutto simili ad un’auto elettrica fino a quando la batteria ha autonomia. Al suo esaurimento subentra il motore a benzina che si alterna automaticamente al motore elettrico.

Ricarica
Punto saliente del passaggio alla mobilità elettrica è la fase di ricarica del veicolo. Anche qui i termini tecnici che entreranno nell’utilizzo comune non mancano.
Connettore CCS2: è il connettore diffuso in Europa che permette di avere a bordo una sola presa di corrente in grado di caricare sia in corrente continua che alternata.
Le Wallbox sono invece gli impianti di ricarica disponibili in diverse potenze, fino a 7,4 kW in corrente alternata monofase e 22 kW in trifase. La loro installazione deve essere verificata da un elettricista che verifichi la compatibilità dell’impianto con la potenza massima di ricarica. Alternative alle Wallbox, le Colonnine sono stazioni di ricarica pubbliche, gratuite o a pagamento; si distinguono in quattro tipologie in base alla potenza erogata:

  • Slow: da 1,4 a 7,4 kW in corrente alternata monofase; 

  • Quick: da 7,4 a 22 kW in corrente alternata trifase;

  • Fast: da 22 a 50 kW in corrente continua;

  • Ultrafast: da 50 a 350 kW in corrente continua.

Importantissimo per motivi funzionali è il Control box, il dispositivo inserito nei cavi di ricarica che permette la regolazione della corrente erogata, controllando la potenza di ricarica.

La sicurezza prima di tutto
In conclusione un termine che riveste un’importanza prioritaria in termini di sicurezza:
AVAS (Acoustic Vehicle Alert System) è il dispositivo diventato obbligatorio dal 1 luglio 2019 su tutte le auto elettrificate di nuova costruzione, che sino ai 20 km di velocità emette un segnale acustico per avvertire i pedoni del passaggio di un veicolo.