Il settore automotive attende la decisione sul nuovo quadro normativo relativo alle emissioni inquinanti dei motori endotermici.

I motori endotermici, a benzina e diesel, hanno gli anni contati. Tuttavia l’approvazione degli standard Euro7, che accelererà l’attesa svolta del settore automotive, non smette di conoscere rinvii ed intoppi.
La notizia di questi giorni è che la decisione dell’Unione Europea, attesa già entro il 2021, non arriverà prima di aprile 2022. Una decisione quanto mai attesa dato che l’approvazione dei nuovi limiti di emissioni inquinanti potrebbe generare un vero terremoto nel settore automotive in tutte le sue ramificazioni: nella mobilità privata, nel noleggio auto a lungo termine e nelle flotte aziendali.

Standard Euro7: cosa prevedono
Il nuovo quadro normativo, denominato Euro7 e promosso dalla Commissione per l’Ambiente UE, prevede la ridefinizione degli standard relativi alle emissioni di ossidi di azoto, senza distinzioni tra motori benzina e diesel, portando il limite massimo a 10 mg per chilometro. Secondo la nuova normativa tutti i veicoli omologati dopo il 1 settembre 2025 e i veicoli immatricolati dopo il 1 settembre 2026 dovranno sottostare ai nuovi parametri che abbassano la soglia delle emissioni in modo drastico.

Euro6d: la normativa in vigore
Il limite viene così significativamente abbassato rispetto alla precedente normativa Euro6d che per i veicoli omologati dal 1 gennaio 2020 e  immatricolati dal 1 gennaio 2021 prevedeva un limite massimo di emissioni di ossidi di azoto di 60 mg/km per i motori benzina e 80 mg/ per i motori diesel.

Acea: la risposta delle Case costruttrici
Le reazioni dei soggetti coinvolti non sono  tardate ad arrivare.
Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, ha espresso la sua preoccupazione su diversi fronti. Il più importante è quello che riguarda i produttori in modo diretto: i nuovi limiti porterebbero le Case costruttrici a stravolgere i loro piani produttivi, già orientati all’obiettivo Zero emissioni fissato al 2030, con inevitabili ripercussioni a livello di infrastrutture e occupazionali.

 Le conseguenze per la mobilità
Le conseguenze non sarebbero incisive solamente per i produttori. Sia la mobilità privata che quella legata al noleggio a lungo termine e alle flotte aziendali subirebbero un notevole contraccolpo a livello di costi di acquisto dei veicoli e di rifornimento o ricarica. Oltre al problema già presente nello sviluppo dei sistemi di ricarica in riferimento alla mobilità elettrica.
I continui rinvii su una decisione definitiva da parte dell’Unione europea sulla definizione degli standard comuni non aiutano a facilitare un vero e proprio cambio epocale che interesserà la mobilità nel prossimo decennio.